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Anche se l’ex moglie è benestante può avere diritto all’assegno divorzile

27/02/2016 Sentenze
Anche se l’ex moglie è benestante può avere diritto all’assegno divorzile

Il fatto che la donna percepisca un reddito che gli consenta di mantenere un tenore di vita dignitoso o agiato, ma non corrispondente a quello condotto durante la convivenza, matrimoniale, non influisce sul diritto di chiedere un’integrazione dell’assegno che sia volta a riequilibrare la situazione economico-sociale dell’ex coniuge.

(Corte di Cassazione, sez. VI Civile, ordinanza n. 4335/12; depositata il 19 marzo)

 

Il caso.Moglie e marito si separano. I due conducono una vita agiata, possiedono immobili e partecipazioni societarie dalle quali ricavano il reddito sufficiente a mantenere un tenore di vita più che dignitoso. Con la separazione provvedono a dividere quel che è di loro proprietà.
La donna però, agisce ugualmente in giudizio chiedendo che le venga riconosciuto il diritto ad un assegno divorzile.
Il Tribunale accoglie la domanda, ma la Corte d’appello riforma la sentenza. Si arriva dunque in Cassazione dove la donna lamenta l’insufficiente e contraddittoria motivazione del diniego dell’assegno divorzile.
La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 4335/12 depositata il 19 marzo scorso, accoglie il ricorso precisando quali siano, in casi come questo, le valutazioni che deve compiere il giudice di merito.
Per prima cosa è necessario valutare lo stile di vita.Il tenore di vita coniugale va identificato avendo riguardo allo standard di vita reso oggettivamente possibile dal complesso delle risorse economiche dei coniugi, tenendo quindi conto di tutte le potenzialità derivanti dalla titolarità del patrimonio in termini di redditività, di capacità di spesa, di garanzie di elevato benessere e di fondate aspettative per il futuro, e ben può essere desunto dalle potenzialità economiche dei coniugi, ossia dall’ammontare complessivo dei loro redditi e dalle loro disponibilità patrimoniali, originarie e sopravvenute.
Anche se l’ex coniuge è benestante, può ugualmente aver diritto all’assegno divorzile.Il fatto poi che il richiedente percepisca un reddito che gli consenta di mantenere un tenore di vita dignitoso o agiato, ma non corrispondente a quello condotto durante la convivenza, matrimoniale, non influisce sul diritto di chiedere un’integrazione dell’assegno che sia volta a riequilibrare la situazione economico-sociale dell’ex coniuge.
Possono aver rilievo anche i miglioramenti finanziari successivi alla cessazione della convivenza.Inoltre, è importante ribadire come il giudice che sia chiamato a decidere sull’attribuzione dell’assegno divorzile deve effettuare un esame comparativo della situazione reddituale e patrimoniale attuale del richiedente con quella della famiglia all’epoca della cessazione della convivenza, che tenga altresì conto dei miglioramenti della condizione finanziaria dell’onerato, anche se successivi alla cessazione della convivenza, i quali costituiscano sviluppi naturali e prevedibili dell’attività svolta durante il matrimonio.
Le valutazioni vanno effettuate con riguardo a tutte le reali disponibilità dei coniugi.Infine, la verifica del tenore di vita goduto dai coniugi in costanza di matrimonio impone un accertamento delle disponibilità patrimoniali dell’onerato per la cui valutazione non è possibile limitarsi alla considerazione del solo reddito emergente dalla documentazione fiscale prodotta, ma che impone la tenuta in conto di diversi elementi di ordine economico suscettibili di incidere sulle condizioni delle parti, come potrebbe essere la disponibilità di un consistente patrimonio mobiliare.
L’apprezzamento dei giudici di merito è lacunoso.Nel caso specifico, la Corte territoriale ha compiuto un incompleto apprezzamento del tenore di vita coniugale e delle condizioni economiche delle parti effettuando solamente una comparazione tra la fruttuosità del denaro percepito dalla donna in conseguenza della liquidazione delle sue partecipazioni societarie ed il reddito dichiarato dal marito omettendo di considerare il valore di tutte le ulteriori sostanze possedute dall’uomo accertabile anche a mezzo di indagini tecniche d’ufficio o tramite indagine di polizia tributaria.


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