L’evento dannoso occorso a dei motociclisti non può essere ritenuto imprevedibile e inevitabile se provocato da fango, sterpaglie e altri detriti presenti sulla strada dopo abbondanti piogge: l’Anas è responsabile ex art. 2051 c.c. per non aver esercitato il dovuto controllo sulla rete viaria di cui è custode. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21508 del 18 ottobre.
La fattispecie. Mentre percorrevano un tratto di strada statale a bordo di una Vespa, due persone cadevano e, in seguito, chiedevano il risarcimento dei danni all’Anas, attribuendo all’Ente la responsabilità del sinistro, per non aver fatto rimuovere fango, sterpaglie e sabbia accumulatisi sulla strada a seguito di abbondanti piogge. La Corte d’appello, in riforma della sentenza di primo grado, riconosceva la responsabilità ex art. 2051 c.c. dell’ente, che proponeva ricorso per cassazione.
La responsabilità per cose in custodia si presume. Nel caso di specie trova applicazione la disciplina del citato art. 2051 sulle cose in custodia, in base alla quale ciascuno è responsabile delle cose che ha in custodia se non prova il caso fortuito, ovvero che l’evento dannoso presenta i caratteri di imprevedibilità e dell’inevitabilità.
Quali sono i limiti alla responsabilità dell’ente tenuto a gestire le strade? L’Anas lamenta che la sentenza non avrebbe considerato l’impossibilità, per il gestore di strade pubbliche di notevole estensione, di operare un controllo costante e uniforme, con conseguente disapplicazione della responsabilità ex art. 2051 c.c.
Si tratta di censure infondate, perché la S.C., richiamando precedenti di legittimità, ricorda che il fattore decisivo per l’applicabilità della disciplina in oggetto risiede nella possibilità del custode di esercitare o meno il potere di controllo e vigilanza sui beni demaniali, ma al fine di escludere tale responsabilità non rileva unicamente la notevole estensione del bene, come sostiene il ricorrente, quanto piuttosto una serie di elementi complessivamente considerati, all’esito di un’indagine di competenza dei giudici di merito.
Il fango è un fattore di rischio conosciuto: il custode aveva l’obbligo di controllare lo stato della strada dopo piogge copiose. Venendo all’esame del caso concreto, la S.C. condivide le argomentazioni della sentenza impugnata, rilevando che nonostante l’estensione della strada statale, il custode doveva ritenersi obbligato a controllarne lo stato, dopo che piogge abbondanti si erano abbattute sul territorio, al fine di impedire l’insorgenza di cause di pericolo per gli utenti: «la presenza di fango e detriti a seguito di pioggia torrenziale rappresentava fattore di rischio conosciuto o conoscibile a priori dal custode». A maggior ragione visto che si trattava di un’arteria importante e trafficata, sulla quale, dunque, doveva considerarsi ancor più necessario un intervento manutentivo diretto alla rimozione dei detriti dalla sede stradale o quantomeno alla predisposizione di idonee segnalazioni di pericolo.
In assenza di tutti questi interventi, insomma, l’evento dannoso non poteva essere qualificato come imprevedibile o inevitabile, e l’Anas non può invocare la scriminante dell’impossibilità di esercitare un controllo continuo sulla rete stradale a causa della sua eccessiva ampiezza. Il ricorso, insomma, viene cassato.
Corte di Cassazione, sez. III Civile, sentenza n. 21508/1; depositata il 18 ottobre
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